Coronavirus, tra paura ansia e panico

La salute psichica ai tempi del Coronavirus e non solo

So che avreste potuto anche sopravvivere senza leggere ancora di coronavirus, ma non ho resistito alla tentazione di voler fare un po’ di psico-chiarezza, nella speranza che possa esservi utile per dare un nome alle vostre emozioni, quindi riconoscerle e gestirle senza farvene sopraffare. Nel testo troverete qualche strategia che potrete utilizzare anche in altre occasioni che vi creano disagio.

1. Se siete tra coloro che hanno acquistato mascherine e amuchina a volontà, cercando di rimanere in casa anche prima che ve lo imponesse il Governo, in via precauzionale, e che hanno disinfettato casa e vestiti dopo ogni uscita di casa, vorrei rassicurarvi: non siete in uno stato di allarme ingiustificato. Avete semplicemente reagito ad una PAURA, emozione primaria congenita che serve alla sopravvivenza, tentando di affrontarla a colpi di amuchina. Adesso che avete disinfettato tutto però, trovate del tempo per entrare in contatto con le vostre fragilità, guardarvi da fuori e pensare che è inutile negarle o temerle queste fatiche, o attribuirle all’esterno (alla Cina, a Conte, al 38enne iperattivo di Codogno), perché fanno parte di voi (di noi, di tutti). Solo facendo davvero i conti con le vostre paure da questa esperienza potrete uscirne rafforzati e responsabilizzati. A proposito di responsabilità, in questo caso è doppia: individuale e collettiva, nel senso che si tratta di una assunzione reciproca di responsabilità: non fanno tutto solo i medici e i ricercatori, ognuno di noi ci mette il suo contributo. Ho parlato finora di paura, se la paura persiste e diventa pervasiva e ingiustificata, andando oltre il problema concreto e la sua soluzione, allora si tratta di ansia.

2. Se sentite un senso crescente di allarme e pericolo, con pensieri negativi, tensione, sudore...è quanto più si avvicina al concetto di ANSIA: il timore che possa succedere qualcosa, un senso di minaccia per lo più generica e non collegata ad un oggetto reale ma a qualcosa di astratto, non realistico. Inoltre in una situazione collettiva come quella del 'contagio emotivo' da coronavirus, succede che il pensiero individuale smette di esistere a favore invece, di un pensiero collettivo, che porta le “folle”, come le chiama Le Bon, a regredire spinte da bisogni primordiali. Secondo autori più recenti come Hsee e  Rottenstreich le masse di fronte a eventi emotivamente coinvolgenti portano a un indebolimento del giudizio e delle capacità decisionali dei singoli. Inoltre l'ansia, in particolare nel caso del contagio collettivo, ci fa perdere di vista i dati oggettivi (come ad esempio il fatto che il virus che ci spaventa è molto contagioso, ma che la maggior parte dei soggetti nel mondo presenta solo sintomi lievi). Quando siamo in ansia è come se il corpo si preparasse a reagire a qualcosa che di fatto non deve affrontare. Chi è in uno stato di ansia può essere portato ad agire pur di ridurla, ad esempio saccheggiando i supermercati, accorrendo alla stazione pur di fuggire (come la notte dell'8 marzo 2020 è stato fatto alla stazione di Milano) o anche semplicemente cercando informazioni sul Covid-19 in maniera compulsiva. A questo proposito, se siete tra coloro che non riescono a 'sconnnettersi' dalle notizie sul tema coronavirus, significa che non state dando il tempo alle informazioni immagazzinate di essere elaborate. Se continuate ad accumulare dati, come fa poi il vostro cervello a individuare quali strategie adottare per gestire il problema? Datevi tempo, e utilizzate bene il vostro tempo. Qualche ora di stacco dalle news pensando ad altro non può che farvi bene per rigenerarvi. Inoltre bisogna documentarsi solo attraverso fonti ufficiali e affidabili, non in maniera compulsiva e disordinata. Questo permette di fare un po’ ordine nel vostro cervello, fa sì che la razionalità compensi l’eccessiva e discontrollata emotività. Attenzione all'infodemia: circolazione eccessiva di notizie non vagliate (e fake news), perchè rende difficile orientarsi e fomenta ansia e allarmismi. Uno stratagemma per gestire l'ansia, oltre a ridurre le ore dedicate alla ricerca di informazioni che fomentano l'ansia, è provare a concentrarsi sul presente e a realizzare qualcosa di pratico (preparate una torta, i vostri figli, partner o genitori ve ne saranno grati!) e piacevole (telefonate all’amico di sempre). 

3. Può anche capitare che mentre molti vanno a fare razzia di ogni genere alimentare, qualcun altro rimane a casa ma bloccato e incapace di pensare o reagire. In questo caso si può parlare di PANICO e questo si può dipanare concentrandosi sul proprio respiro e riconnettendosi con il proprio corpo, rilassando i muscoli, distendendoli. Se questi sintomi persistono rivolgetevi ad un professionista: la vostra salute psichica ha lo stesso valore di quella fisica!

4. Quanti di voi in questi giorni hanno visto rinascere amori? Quanti si sono ritrovati a condividere “forzatamente” spazi casalinghi prima vuoti? Quanti hanno riso insieme anche dietro lo schermo dello smartphone con i meme sul coronavirus? Quanti hanno colto l’occasione per risentire lo zio/l’amico che non si sentiva da tempo? La paura per questo virus è anche un’occasione per connettersi con gli altri, per sentire quel senso di interdipendenza che a volte, presi da un senso di individualismo cronico, dimentichiamo. L’attivazione di tutta la società davanti a questo problema ha attivato la medicina, la scienza, la politica e tutti noi singoli cittadini, e ci ha permesso di funzionare come gli organi di un unico corpo, che svolgono ciascuno la sua funzione, responsabilmente e collaborando. Chissà che non sia una buona occasione per sviluppare un po’ di senso civico e attenzione all’altro! Inoltre è anche un'occasione per recuperare il nostro tempo, rallentare forzatamente, per metterci in contatto con i nostri pensieri e con quelle preoccupazioni le cui radici sono più profonde del Coronavirus, e che spesso correndo facciamo finta che non esistano.

Ma avere del tempo per sè può non bastare per dare un senso a quel groviglio disordinato di emozioni e pensieri che affolla la nostra mente, o magari può portare a dargli sempre lo stesso senso, a darsi risposte già date e a trovare le stesse soluzioni già trovate, ma non funzionali. Rivolgersi ad un professionista della salute mentale può aiutare a dipanare quel groviglio, ma sta a ciascuno trovare il tempo e il luogo giusto, tempo che può anche coincidere con il tempo della paura da Covid-19, e luogo che può anche essere il divano di casa vostra, attravero delle sedute psicologiche online. Molti professionisti possono starvi vicino pur stando lontano, perchè il video di uno schermo, come tutti noi abbiamo imparato oggi più che mai, non è necessariamente un limite ma può essere un'opportunità di contatto.

 

Viviana La Spada

Milano, 12/03/2020